Architettura della Pietra

La creazione di opere di pregio

La pietra naturale è un materiale molto pregiato, specialmente nelle costruzioni. Ci sono diverse ragioni che ci spingono ad utilizzare la pietra rispetto ad altri materiali, una in particolare risponde ad una sensibilità molto attuale come l’ecologia. La pietra naturale è un materiale da costruzione che si trova praticamente in forma finita. Non occorre in effetti alcuna energia per la sua fabbricazione. Solo l’estrazione e la lavorazione richiedono consumo di energia, ma si tratta di piccole quantità a confronto con altri materiali da costruzione. La pietra viene per lo più estratta da piccole cave senza operazioni che facciano uso di esplosivi in modo rilevante. I residui della lavorazione della pietra possono essere utilizzati direttamente per il parziale riempimento delle cave dalle quali viene estratta.

Nel ciclo di estrazione, lavorazione e smaltimento della pietra naturale non viene sprecato nulla. La pietra naturale è compatibile con l’ambiente, non contiene sostanze contaminanti che possono danneggiare la salute. Può essere utilizzata con sicurezza per aree in cui vengono trattati alimenti e non è combustibile e non può rilasciare sostanze pericolose per la salute in caso di incendio. Molte altre sono le qualità della pietra naturale che oltre ad affascinare, è varia, si può personalizzare, invecchia bene, è tridimensionale: è possibile produrre le pietre in qualsiasi forma solida voluta oltre che in qualsiasi dimensione di lastra. Si ottengono effetti interessanti di luci e ombre scavando solchi e scanalature nelle superfici della pietra. Inoltre ha un prezzo interessante, è conveniente da un punto di vista delle proprietà fisiche ed ha una lunga durata nel tempo. In particolare le nostre pietre locali sono dei materiali eccellenti con grandi potenzialità.

Nelle regioni montuose, come il territorio bellunese, la ricchezza consiste nel patrimonio di sostanze minerali sfruttate fin dai tempi antichi. L’uso e la lavorazione della pietra hanno origini molte lontane e nella nostra tradizione li ritroviamo sia nelle opere architettoniche che in oggetti di vita quotidiana. L’abilità dei nostri scalpellini bellunesi era apprezzata e richiesta anche all’estero e la stessa pietra veniva esportata oltre i confini: da Venezia nei porti del Mediterraneo e del Mar Nero. Si hanno testimonianze che la pietra molare estratta dalle cave di Tisoi, Libano e Bolzano Bellunese arrivò in Germania, Bosnia, Albania e Costantinopoli e nei paesi Anglosassoni. Sono attestate un po’ ovunque nella provincia di Belluno cave di pietra di cui si leggono le tracce nel nostro paesaggio e nella nostra memoria e di cui abbiamo preziose testimonianze di saperi tecnici e soluzioni efficaci in particolare per quanto riguarda l’architettura locale.
Le pietre erano impiegate per costruire chiese, case, ville, palazzi, per realizzare muri a secco, soglie e portali, per i davanzali, architravi, stipiti, scale, pavimentazioni, mensole, fontane e lavatoi. Le opere architettoniche avevano uno stretto rapporto con il luogo in cui sorgevano e le risorse disponibili in loco.
Pensiamo alle Case rurali costruite con le pietre trovate dallo stesso dissodamento del terreno per la realizzazione delle fondazioni. La pietra serviva soprattutto per quelle parti che dovevano resistere di più nel tempo e che erano sottoposte a maggior usura. Erano in pietra le murature portanti, i fori finestra e i fori porta e le rampe di scale a contatto con il terreno: i primi scalini esterni dei ballatoi di legno erano generalmente in massello di sezione rettangolare oppure di sezione triangolare appoggiati su murature o a lastre di pedata con spigolo arrotondato ed alzata in muratura o in legno. Le pavimentazioni contro terra più comunemente erano in acciottolato per la stalla e in lastre di pietra per la cucina e gli altri ambienti abitativi: il sottofondo era realizzato in pietre e sassi di dimensioni ridotte e adeguatamente compresso sopra al quale venivano appoggiate lastre di pietra. Posto nel cuore dell’abitazione, la cucina, trovava posto il focolare domestico costituito da una grande pietra. Per lo smaltimento dei fumi raramente era presente una canna fumaria difficile da realizzare senza disporre di pietre sbozzate. In alternativa veniva realizzata la ritonda: un vano in adiacenza alla cucina che sporgeva da un lato con assetti planimetrici variabili e all’interno del quale veniva posto il focolare con attorno delle panche o delle sedute in muratura. Il termine bellunese che identifica il focolare è larin, parola che deriva dai latini, “dei lari” protettori del focolare domestico. I Lari (dal latino lar(es), “focolare”). L’abitazione rurale è un’espressione genuina e spontanea, attenta alle funzioni e alle attività che si svolgevano. La scelta del materiale da costruzione non era casuale e l’orientamento della casa seguiva il percorso del sole. La parte a nord era cieca e faceva si che l’abitato si difendesse meglio dalle correnti della valle. Nel bosco si trovava il legname utile alle altre parti costruttive della casa e i diversi tipi di legname erano adatti ad adempiere a diverse funzioni. Il processo edilizio si poteva definire in filiera corta e rispondente a criteri di sostenibilità ambientale. La pietra più pregiata ricavata dalle cave veniva utilizzata per costruire le parti più belle e rappresentative delle Ville Bellunesi, sorte sopra le rovine dei castelli medioevali. La provincia di Belluno è ricca di bellissime Ville che si distinguono dalle classiche Ville Venete Palladiane per alcuni peculiari caratteri di tipo paesaggistico e architettonico, come ad esempio la presenza della Cappella di famiglia posta ad uno degli ingressi principali della proprietà. Ne sono incantevoli esempi la Villa Pasole a Pedavena e la Villa Miari Fulcis a Modolo. Nelle Ville e nelle Case Padronali si riconosce l’uso della pietra locale più pregiata per impreziosire gli elementi della facciata come i basamenti, gli archi dei porticati, le finestre, le fasce marcapiano, i parapetti e i loggiati.
Viene utilizzata negli interni per realizzare importanti caminetti in pietra, vasche di servizio e in alcuni casi per definire con delle modanature i portali che aprono il passaggio da una stanza all’altra e che regalano incantevoli prospettive, realizzati in epoche successive anche in stucco. L’ uso della pietra lo ritroviamo nelle scalinate sia interne che esterne alla Villa così come in alcune pavimentazioni che molto spesso venivano realizzate alla veneziana o alla palladiana contornate dai battiscopa. Il pavimento alla palladiana, rispetto al pavimento in battuto alla veneziana, viene realizzato con pietruzze di scaglie più grosse rotte a martellina, tutte dello stesso spessore, di forma trapezoidale o triangolare, poste in opera una accanto all’altra con una piccola fuga, senza un disegno prefissato, sempre su uno strato cementizio. Dopo la posa si prosegue con la battitura e la rullatura, per poi passare alla levigatura e lucidatura, ed infine ad un trattamento a cera. Particolare uso veniva fatto per realizzare gli stemmi che rappresentavano il casato delle famiglie nobiliari e che venivano posti in punti di rilievo. I portali dei portoni esterni venivano realizzati anch’essi in pietra e abbelliti da significativi mascheroni che evocano credenze di tradizione popolare, come ad esempio i portali in pietra dolomia di Villa Crotta ad Agordo di cui si possono ammirare anche le belle sculture dislocate nei giardini della Villa. La pietra veniva utilizzata sia come materiale durevole e pregiato adatto a valorizzare la nobile architettura della Villa sia per le sue proprietà di resistenza all’usura, all’acqua e agli agenti atmosferici esterni e quindi adatto anche alle pavimentazioni delle scuderie e delle stalle e per realizzare pozzi e fontane, elementi di funzione fondamentale alla vita contadina coloniale legata alla villa padronale. Nelle case e nei palazzi urbani invece, oltre agli elementi di facciata, ai caminetti, alle scale, ai portali e ai pavimenti, vi era la necessità di esprimere in modo rappresentativo la funzione del potere del Palazzo attraverso sculture e decori, busti, targhe, stemmi e lastre in pietra poste sia all’interno che all’esterno del Palazzo. Ne è un pregevole esempio il Palazzo dei Rettori di Belluno la cui facciata è arricchita dai busti rappresentanti i rettori dal Quattrocento al Seicento con i loro stemmi insieme a due ordini di finestre, mentre nella parte inferiore è presente un bellissimo loggiato di archi e colonne realizzato in pietra di Valdart, calcare bianco di pietra compatta dotata di una grana fine, durevole e di facile lavorabilità, la cui cava si trovava sopra Cirvoi, vicino alla chiesa di San Mamante. Antiche testimonianze si hanno dell’uso della pietra locale per quanto riguarda le bellissime chiesette di sassi che troviamo immerse nel verde della nostra Provincia come ad esempio la chiesetta di Sant’Andrea a Ponte nelle Alpi, la cui pavimentazione in pietra di Cugnan è stata recentemente restaurata. L’uso della pietra assume un significato simbolico e un valore spirituale e religioso dal momento che questo materiale è fatto per durare nel tempo. A Belluno vi sono magnifici esempi sia nelle Chiese di paese che nelle Chiese più rappresentative come quelle di Santo Stefano San Rocco nella città di Belluno, dove possiamo ammirare nella prima un uso festante di pietra rossa di Castellavazzo abbinata all’antica pietra bianco latte di Valdart con cui è stato realizzato anche il bellissimo portale quattrocentesco originariamente di Santa Maria dei Battuti, e nella seconda l’uso eccellente della pietra grigia di Castellavazzo sia in facciata che nelle colonne, negli archi e negli elementi marcapiano interni, mentre la pavimentazione è stata recentemente restaurata in rosso secca. Nelle chiese oltre agli elementi architettonici e alle belle pavimentazioni in lastre di pietra venivano realizzati anche altari, battisteri e acquasantiere. Nell’ uso locale della pietra vi sono da sottolineare alcuni elementi architettonici in passato funzionali alla vita di tutti i giorni e che ci riportano indietro nel tempo come le antiche fontane di paese, i lavatoi, le vasche oggi utilizzate come belle fioriere, le pavimentazioni dei centri storici che calpestiamo tutti i giorni e a cui non porgiamo molta attenzione.

 

Palazzi, borghi, piazze e vie parlano la stessa lingua che ancor oggi se vogliamo siamo in grado di leggere e decifrare e quello che ci proponiamo di fare è di capire la bellezza e l’ingegnosità dell’uso antico della pietra bellunese perché venga ancora utilizzata e valorizzata in modo intelligente, consapevole e anche, perché no, creativo. Le ditte locali che ancor oggi lavorano questa pietra realizzano progetti e creazioni pregevoli. Di seguito una raccolta di alcuni esempi sull’utilizzo della pietra bellunese nell’architettura locale che mette a confronto il vecchio sapere costruttivo con alcune nuove interessanti proposte.

Pietra del Cansiglio

La purezza e l’eleganza di una pietra bianca.

Utilizzo della pietra del Cansiglio in architettura.

Pietra di Castellavazzo

Un materiale di antica bellezza.

Utilizzo della pietra di Castellavazzo in architettura.

Pietra di Cugnan

Il racconto della storia.

Utilizzo della pietra di Cugnan in architettura.

Pietra Dolomia

Un materiale importante come il suo nome.

Utilizzo della pietra Dolomia in architettura.

Pietra di Lastreghe

I colli di pietra.

Utilizzo della pietra di Lastreghe in architettura.

Pietra Rosso Secca

La rossa pietra fiammata.

Utilizzo della pietra Rosso Secca in architettura.

Vai alle News e scarica le pubblicazioni della pietra nel bellunese

LE PUBBLICAZIONI