Le origini della Pietra Bellunese

Le origini

Qui si riepilogano, dopo un cenno alla normativa di riferimento, gli ambienti fisico-geologico, i processi che hanno determinato la rispettiva formazione e le schede tecniche delle seguenti pietre da costruzione, peculiari in Provincia di Belluno ed utilizzate, anche a livello storico, nella Regione del Veneto:

  1. Pietra di Castellavazzo in Comune di Castellavazzo;
  2. Rosso Secca in Comune di Ponte nelle Alpi;
  3. Pietra di Cugnan in Comune di Ponte nelle Alpi;
  4. Pietra di Lastreghe in Comune di Ponte nelle Alpi;
  5. Pietra del Cansiglio in Comune di Tambre;
  6. Pietra Dolomia in Comune di San Tomaso Agordino.

Si tratta di attività relative all’estrazione di calcari da taglio, quasi tutte di modesta entità, anche in relazione alla rispettiva disciplina tuttora vigente (Legge regionale 7 settembre 1982, n. 44 (Norme per la disciplina dell’attività di cava, Art. 3 – (Classificazione dei materiali di cava, Gruppo “B” costituito dai materiali la cui estrazione comporta un minor grado di utilizzazione del territorio; calcari … da taglio …).

GENERALITÀ SUI MATERIALI LAPIDEI

L’utilizzo delle pietre da costruzione, a garanzia dell’impiego in edilizia, è soggetto a specifiche norme tecniche, sia nazionali (UNI) sia Europee (EN), oltre che di frequente aggiornate (si tratta di una trentina di norme, dalla terminologia e classificazione ai requisiti ed alle metodologia di prova). Le schede tecniche, come riprese nei paragrafi successivi sulla base delle informazioni rese disponibili dalle aziende del settore, possono quindi essere riferite a normative in parte superate, in ogni caso con i principali riscontri tecnici che caratterizzano i rispettivi materiali.

In generale si ricorda che, commercialmente, i materiali lapidei vengono raggruppati nelle seguenti categorie (norma UNI 8458 sostituita dalla UNI EN 12670:2003 – Pietre naturali. Terminologia):

  • Marmo: roccia cristallina, compatta lucidabile da decorazione e da costruzione, prevalentemente costituita da minerali di durezza Mohs dell’ordine da 3 a 4 (quali calcite, dolomite, serpentino). A questa categoria appartengono: i marmi propriamente detti (calcari metamorfici ricristallizzati, calcefiri e i cipollini); i calcari, le dolomie e le brecce calcaree lucidabili; gli alabastri calcarei, le serpentine, le oficalciti.
  • Granito: roccia fanero-cristallina, compatta lucidabile, da decorazione e da costruzione, prevalentemente costituita da minerali di durezza Mohs dell’ordine da 6 a 7 (quali quarzo, feldspati, feldspatoidi). A questa categoria appartengono: i graniti propriamente detti (rocce magmatiche intrusive acide fanero-cristalline, costituite da quarzo, feldspati sodico potassici, e miche); altre rocce magmatiche intrusive (dioriti, granodioriti, sieniti, gabbri ecc.); le corrispondenti rocce magmatiche effusive, a struttura porfirica, alcune rocce metamorfiche di analoga composizione come gneiss e serizzi.
  • Travertino: roccia calcarea sedimentaria di deposito chimico con caratteristica vacuolare, da decorazione e da costruzione; alcune varietà sono lucidabili.
  • Pietra: roccia da costruzione e/o da decorazione, di norma non lucidabile. A questa categoria appartengono rocce di composizione mineralogica svariatissima, non inseribili in alcuna delle classi precedenti. Esse sono riconducibili a uno dei 2 gruppi seguenti: rocce tenere e/o poco compatterocce dure e/o compatte. Esempi di pietre del primo gruppo sono: varie rocce sedimentarie (calcareniti, arenarie a cemento calcareo ecc.), varie rocce piroclastiche (peperini, tufi ecc.); al secondo gruppo appartengono le pietre a spacco naturale (quarziti, micascisti, gneiss lastroidi, ardesie ecc.), e talune vulcaniti (basalti, trachiti, leucititi ecc.).

Le caratteristiche mineralogico-petrografiche e paleontologiche sono definibili con osservazioni macroscopiche e microscopiche. Le prime vengono effettuate osservando direttamente la superficie fresca di frattura della roccia e hanno lo scopo di evidenziare i caratteri generali della pietra quali la struttura, la grana, il colore e la presenza di minerali e fossili riconoscibili ad occhio nudo o con l’aiuto di una lente. Le seconde si svolgono esaminando al microscopio polarizzatore un frammento significativo di roccia ridotto in sezione sottile, in modo tale che la maggior parte dei componenti mineralogici e micropaleontologici venga attraversata dalla luce e osservata quindi in trasparenza. Con la luce polarizzata poi i minerali assumono determinati colori caratteristici, i cosiddetti colori d’interferenza, che ne permettono il riconoscimento in modo inequivocabile. 

Le caratteristiche tecniche di un materiale lapideo sono definibili mediante dette prove fisico-tecniche su cubetti e lastre di pietra opportunamente preparati e assumono un particolare rilievo in relazione ai vari tipi di impiego. Tra tali prove trovano particolare riscontro in Provincia di Belluno, specie per usi esterni, oltre al coefficiente di imbibizione di una roccia ed al carico di rottura a compressione semplice (che indicano sostanzialmente il grado di compattezza), la gelività ed il coefficiente di dilatazione termica (che determinano in climi freddi ed umidi, il possibile utilizzo di una pietra).

 

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