Un materiale robusto
In tutta la Val Belluna va segnalata la presenza di piccole cave sorte grazie alla diffusione di calcari lastroidi con buone caratteristiche meccaniche e di lavorabilità.
Le sculture conosciute come i Pop o mut del Grota, si trovano anche lungo i pilastri del giardinetto esterno che si affaccia a Piazza libertà e rappresentano figure in abiti del 500/600 e divinità pagane ispirate ai canoni di bellezza rinascimentale. Come risulta da documenti dell’architetto Giuseppe Segusini (1801-1876), nella produzione di opere di una certa importanza artistica, veniva seguito un processo secondo un iter metodico: la pietra estratta veniva sbozzata nella cava da i tagliapietre comuni. Dopo il trasporto, i blocchi sgrezzati erano lavorati da i tagliapietre e assistenti, tenendo conto della difficoltà della lavorazione. La parte ornamentale era invece affidata ad uno scalpellino di ornamenti sul modello fornito da architetto. Un atto commerciale del 1692 ricorda la fornitura da parte degli scalpellini locali di pietre adatte per scolpirvi le statue della Villa e compare un nome di un artista di nome Lombardo, forse lo stesso che operò per il progetto del Duomo di Belluno.
La storia ci insegna che il disegno delle opere veniva dunque affidato ad un architetto mentre agli scalpellini specializzati spettava il compito della fedele realizzazione. Anche oggi il processo è praticamente lo stesso, agevolato senza dubbio da moderni strumenti e macchinari elettronici. Tra gli addetti ai lavori è rimasto infatti lo stesso modo di dire che si è tramandato negli anni: “è meglio la pietra degli architetti perché la pietra non si lamenta!” Oggi la ditta che estrae e lavora questa pietra si chiama S.E.V.I.S. e realizza opere di grande pregio architettonico nei rivestimenti interni ed esterni. Per recuperare tutto il materiale della cava che alla volte si presenta anche in piccole dimensioni, la ditta ha prodotto un nuovo materiale dal nome agglomerato di pietra Dolomia (marmo cemento).
L’agglomerato di pietra Dolomia è un impasto omogeneo di alta qualità, vibro compattato in blocchi da cm 253 x cm142 x cm 80. I suoi componenti sono semplici e naturali granulati di Dolomia, acqua e cemento portland 52,5. Le lastre ottenute dal blocco si possono lavorare con diverse finiture come la pietra. È interessante notare come questo materiale naturale si sposi bene sia in un contesto di tipo alpino sia in ambienti più moderni. Particolari alcune soluzioni adottate per i bagni realizzati molto spesso con finitura a stuccato: per rendere la pietra più impermeabile e per motivi di ignee si usa uno stucco cementizio o una resina in modo tale da coprire tutti i fori. Alla fine la pietra può essere spazzolata o tirata a lucido. Un’altra particolare finitura che ne esalta la materia è la sabbiatura che mette in evidenza la porosità di questa pietra andando a scavare nei fori e nei minimi particolari della pietra donando un effetto opaco, naturale e ruvido al tatto. Grazie alle sue proprietà antiscivolo la pavimentazione sabbiata viene utilizzata principalmente per gli esterni.
La Pietra e l’architettura oggi
Bagno con finitura stuccata e patinata e bordo del piano lavabo lavorato a spacco. Hotel Belvedere, Moena (TN).
Particolare di un bagno realizzato in pietra Dolomia in diverse tonalità di grigio con finitura stuccata e patinata. Hotel Belvedere, Moena (TN).
Parete rivestita con pietra Dolomia bocciardata. Uffici APT Vigo di Fassa (TN).
Rivestimento muro interno in pietra Dolomia in bugnato. Hotel Corona, Andalo (TN).
Rivestimento muro interno in pietra Dolomia ad opera incerta. Hotel Nives, Selva di Val Gardena (BZ).
Panchine in pietra Dolomia.
La Pietra e l’architettura ieri
Vasca circolare e colonna della chiesa originaria in pietra Dolomia, tra i più antichi manufatti realizzati in paese. Chiesa Parrocchiale di Cencenighe.
(Foto tratta dal libro “Sulle tracce degli scalpellini”)
Portale antico in pietra Dolomia e nuova pavimentazione della chiesa di Canale d’Agordo (BL).
Particolari in pietra Dolomia.
Fontana di piazza Grande ad Agordo.